Almanacco

11 settembre 2001, il giorno che cambiò il mondo

di Andrea

Quando le Twin Towers furono inaugurate, nel 1973, si era nel bel mezzo del secolo americano, e sembrava impossibile che potesse mai finire. Quando furono tirate giù, l’11 settembre 2001 a un quarto d’ora di distanza l’una dall’altra, sembrò dapprincipio piuttosto un film di fantascienza, e ci mettemmo un bel po’ a renderci conto che con quel fumo, quel crollo e quelle povere sagome volanti che venivano giù dai grattacieli in fiamme era cominciato un secolo nuovo. Senza più alcuna certezza.

New York – I resti delle Twin Towers dopo l’attentato

Il ventesimo secolo era terminato dandoci l’illusione che addirittura un millennio di tribolazioni e di carneficine avesse finalmente trovato il suo punto di equilibrio e di pacificazione nelle mani della superpotenza U.S.A., che aveva vinto tutte le guerre (meno una, quella del Vietnam, ma era stata più una sconfitta morale che materiale, e con il tempo era parsa marginale) ed alla fine aveva imposto la pax americana ad un mondo che mugugnava, sì, ma alla fin fine ci si crogiolava volentieri.

Non era così. Mentre pensavamo queste cose, benedicendo o maledicendo gli Stati Uniti d’America e preparandoci ai festeggiamenti del Millennium Day, Al Qaeda addestrava i suoi piloti e li preparava a lanciarsi contro i simboli di quella superpotenza che d’improvviso si sarebbe scoperta padrona di nulla. In controllo di nulla. E noi con lei, volenti o nolenti.

New York – I soccorsi alla vittime dell’attentato alle Twin Towers

A Pearl Harbor, nell’ora più buia della marina e della nazione americana, era in realtà cominciata l’epoca in cui l’America sarebbe sembrata invincibile. 70 anni dopo, a Manhattan, in una circostanza e per cause tutto sommato abbastanza simili, l’America scoprì che poteva essere vinta, almeno temporaneamente, e addirittura sul suo suolo che era apparso fino a quel momento intoccabile.

Fino ad allora, il mondo si era spaccato in due tra chi provava gratitudine per gli Stati Uniti d’America e la loro lotta contro dittature crudeli a cui da soli non saremmo sopravvissuti, e chi provava semplicemente odio per loro, in parte avendolo ereditato dal nazifascismo sconfitto (ma non a livello inconscio, tanto da travasarsi nell’ideologia trionfante del comunismo, anche se all’apparenza diametralmente opposta e fino a quel momento avversata).

New York – I firemen innalzano la bandiera sui resti delle Twin Towers

Dopo che le Twin Towers furono ridotte a Ground Zero, il mondo si ritrovò spaccato in due tra chi voleva difendere la nostra civiltà a fianco degli U.S.A., considerandoli parte integrante ed essenziale di essa e sentendosi obbligato a restituire un po’ dell’aiuto ricevuto nell’ultimo secolo, e chi voleva prendere al balzo la nuova occasione per azzannare alle caviglie il gigante piegato in due.

E’ un dibattito che durerà fino a quando durerà il nostro tempo, e questa civiltà occidentale che ogni giorno sogna di essersi messa in sicurezza e di cavarsela con qualche integrazione razziale e qualche concessione alle altre culture, ed ogni giorno si accorge invece che dovrà combattere per sopravvivere contro l’aggressività e l’intolleranza di quelle culture e delle loro genti (affamate non di cibo ma di sangue, del nostro sangue così invidiato).

E che potrà farlo, le piaccia o no, soltanto affiancando quegli Stati Uniti che avranno sì commesso tanti errori, strategici, tattici e di scelte politiche e morali contingenti, ma che sono da quando esistono l’unica nostra vera risorsa contro l’essere travolti da una barbarie a confronto della quale quella che travolse la prima nostra grande civiltà, l’Impero Romano, con il senno di poi sembra oggi una scampagnata di ragazzi scalmanati.

Mentre risuona la campana di Ground Zero nel silenzio di una nazione americana profondamente cambiata, ci scopriamo a nutrire gli stessi pensieri, le stesse inquietudini e a dividersi sulle stesse questioni.

Foto di copertina: New York, NYC (USA) – L’attentato alle Twin Towers

 

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Autore

Andrea

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