Quello che la delegazione italiana si recò per firmare a Cassibile, nel Comune di Siracusa, era un armistizio corto. E fu resa incondizionata. Il 3 settembre l’Italia uscì dalla guerra dell’Asse ed entrò in quella a fianco degli Alleati. Ottenne 5 giorni di tempo perché la cosa venisse alla luce.
Il tempo che serviva a Sua Maestà Vittorio Emanuelle III di Savoia, la sua intera famiglia, il suo intero Stato Maggiore e tutta la sua Corte per scappare alla volta di Brindisi, città già controllata dalle forze angloamericane, abbandonando il popolo italiano, il suo esercito ed il suo onore al loro destino.

Serge Reggiani e Alberto Sordi, nel film “Tutti a casa”
Gli italiani reagirono a seconda delle inclinazioni personali. Un popolo che aveva perso almeno dal Rinascimento qualsiasi virtù guerriera e qualsiasi spirito civico – se non addirittura nazionale – per la maggior parte rimase a guardare, cercando di mettersi in salvo alla meno peggio. Alcuni scelsero la via dei monti, altri quella di Salò, secondo le ideologie o le pulsioni dei rispettivi vent’anni.
Più di tante parole, a descrivere il crollo di un paese e di una società insieme ai sofferti tentativi individuali di tanti connazionali che cercarono di reagire a titolo personale, vale il capolavoro cinematografico di Luigi Comencini interpretato da Alberto Sordi, Tutti a casa. «Signor comandante, accade un fatto incredibile, i tedeschi si sono alleati con gli americani».
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