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Al Museo del Tessuto la mostra “Alaïa e Balenciaga, scultori della forma”

di Andrea

PRATO – In occasione del suo cinquantesimo anniversario, la Fondazione Museo del Tessuto ospita Alaïa e Balenciaga, scultori di forma, (25 ottobre-3 maggio) una mostra inedita per l’Italia, realizzata in collaborazione con la Fondation Azzedine Alaïa di Parigi. L’esposizione, in arrivo a ottobre, mette a confronto due icone indiscusse della haute couture francese, unite da un dialogo estetico e tecnico che attraversa generazioni e scuole di pensiero.

Curata da Olivier Saillard, è stata concepita nel 2020 su impulso di Hubert de Givenchy, con l’obiettivo di far dialogare i linguaggi sartoriali di Cristobal Balenciaga e Azzedine Alaïa. Dopo l’esordio alla Fondation Azzedine Alaïa di Parigi, l’allestimento approda al Museo del Tessuto di Prato con un corpus di cinquanta abiti provenienti dall’archivio parigino, arricchiti da documenti e materiali video dell’Archivio Balenciaga.

A fare da protagoniste, venticinque creazioni firmate Alaïa – considerato uno degli ultimi veri couturier, capace di dominare ogni fase della realizzazione di un capo – e venticinque modelli storici di Balenciaga, maestro indiscusso di volumi, tagli architettonici e purezza formale. Tra i pezzi in mostra, spiccano lo spencer dell’autunno/inverno 1986 di Alaïa, ispirato alla giacca Haute Couture 1938 di Balenciaga, e i bolero delle collezioni del 1986 e 1989, eco dei modelli creati dal couturier spagnolo negli anni Quaranta.

Il legame tra i due stilisti è più che ideale. Alla chiusura della maison Balenciaga nel 1968, Mademoiselle Renée – storica vicedirettrice della casa – affidò ad Alaïa una selezione di capi del Maestro, convinta che solo le sue mani avrebbero saputo reinterpretarli senza snaturarne l’essenza. Alaïa ne rimase profondamente colpito: fu l’inizio di un lungo percorso di studio e venerazione per la couture d’autore.

Con questa mostra, il Museo del Tessuto consolida la propria vocazione di centro di ricerca sulla moda e i suoi protagonisti, puntando per la prima volta lo sguardo sulla couture francese. Un percorso espositivo che prosegue l’indagine avviata con mostre dedicate a giganti italiani come Gianfranco Ferré (2014) e Walter Albini (2024), o a protagonisti internazionali come Ossie Clark e Celia Birtwell (2022), emblemi della scena britannica degli anni Sessanta e Settanta.

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Autore

Andrea

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