Autore originario di questo brano nel 1942 era stato il pianista di colore Meade Lux Lewis, che come un novello poeta futurista ne aveva fatto un inno a quel nuovo prodigio della tecnologia che era il cavallo di ferro, il treno che correva snodandosi nella pianura americana portando avanti e indietro i protagonisti degli anni della Depressione e della rinascita.
Il ritmo scatenato di Lewis avrebbe trovato un degno interprete ed epigono in Keith Emerson, e in noi ragazzi degli anni settanta degli affascinati spettatori ed ascoltatori, un po’ immalinconiti semmai dal fatto di ascoltarlo alla fine della puntata di Odeon, il programma televisivo che avremmo atteso con ansia fino alla settimana successiva.
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