Il nome clarinetto fu derivato da clarino, strumento appartenente alla famiglia delle trombe. La derivazione era meno impropria di quanto potesse sembrare, giacché il clarinetto veniva definito come strumento che se «sentito a distanza, suona piuttosto come una tromba». Da questi primordi a Renzo Arbore, il passo è stato lungo e carico di storia e grande musica, passando nientemeno per Adolphe Sax e la sua variante altrettanto destinata a cose musicalmente egregie, il sassofono.
Ma veniamo a Renzo Arbore, grazie al quale il clarinetto è uscito dal ristretto ambito dei Conservatòri, delle orchestre e degli addetti ai lavori ed è diventato di (grande) pubblico dominio. Era il 1985, e l’ex studente di legge prestato alla musica (e mai più restituito) era reduce dal clamoroso successo della trasmissione Quelli della notte. All’apice della gloria, Renzo poteva in quel momento aspirare a qualsiasi traguardo.
Il più ovvio sembrò a tutti la sua partecipazione al Festival di Sanremo dell’anno successivo. Renzo accettò di buon grado, e addirittura scrisse appositamente un pezzo che secondo il suo stile avrebbe dovuto essere celebrativo e dissacrante al tempo stesso: Grazie dei fiori bis, una gradevole parodia della storica canzone con cui Nilla Pizzi aveva vinto la prima edizione del Festival nel 1950.
Arbore finì poi per ripiegare su un altro brano che dovette sembrargli più adatto, rimandando il debutto del primo alla successiva trasmissione Indietro Tutta del 1988, dove l’avrebbe cantato in coppia con il versatilissimo Nino Frassica. Sul palco dell’Ariston, Il Clarinetto spopolò, e fu da subito accreditato per la vittoria finale, tra qualche polemica circa il sottinteso sessualmente allusivo del testo, che ancora cozzava con una certa residua pruderie nostrana, ed altre più sostanziali che avevano a che fare con le ricorrenti accuse di combine di cui la kermesse sanremese è sempre stata fatta oggetto.
Successe che più volte Renzo dichiarasse di «aspirare al secondo posto», ritenendo il primo appannaggio di Adesso tu di Eros Ramazzotti. Arrivate entrambe le canzoni alle ultime battute delle votazioni, andò proprio nel senso auspicato da Arbore, e addirittura anticipato da lui pubblicamente prima che i conduttori potessero leggere il verdetto finale delle giurie. Qualcuno disse che Arbore non aveva voluto intromettersi negli accordi tra discografici che costituiscono da sempre la vera giuria del Festival.
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