Le prime testimonianze di una festività del Patrono di Firenze risalgono al XIII secolo, all’epoca di Dante. Che peraltro racconta di essere stato lui stesso battezzato nell’edificio dedicato al Battista, e ne parla con trasporto pari alla suggestione che per sua ammissione aveva provato sostandovi in preghiera. «Il mio bel San Giovanni», lo chiama nel XIX Canto dell’Inferno.
A partire dal Quattrocento, il Battistero dovette condividere il prestigio di contribuire a delineare il landscape tipico di Firenze con la chiesa di Santa Maria del Fiore che la nuova signoria medicea aveva commissionato per dotare la città di una cattedrale adeguata. Accanto ad essa, il Campanile intitolato ad Angelo di Bondone detto Giotto, diventato nel frattempo capomastro della signoria fiorentina, completava uno dei trittici monumentali più celebri del mondo, allora come adesso.
A quell’epoca, era stata consolidata l’usanza di festeggiare la ricorrenza del Patrono con una processione di ceri portati dai nobili fiorentini fin sul sagrato del Battistero e della Cattedrale. La processione umana fu progressivamente sostituita da quella che aveva in testa un carro trainato da buoi. Il Carro di San Giovanni, su cui veniva trasportato in Piazza San Giovanni, o Piazza del Duomo, un unico enorme cero votivo. L’idea di provocare uno scoppio di quel carro pare risalga addirittura alle Crociate.
Lascia un commento