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La Marsigliese –

Disse una volta Italo Cucci: «La Marsigliese non si fischia, mai». Gli inni nazionali rappresentano i popoli, e per questo non andrebbero mai fischiati, a maggior ragione quando si pretende di operare secondo lo spirito sportivo. Ci sono poi degli inni che andrebbero rispettati in modo particolare, per quello che sono venuti a significare nella storia e perché appunto vanno ben al di là del contingente e del politico. Rappresentano valori universali di civiltà.

Claude Joseph Rouget de Lisle, compositore del testo de La Marsigliese, la canta per la prima volta.

La Marsigliese è uno di questi. Anzi, è l’Inno per antonomasia. Rappresenta per tutti noi – ci piaccia o meno – la storia moderna, la civiltà occidentale, la libertà che si è conquistata a caro prezzo. Tutto ciò che si fa risalire a quel 14 luglio 1789 in cui a Parigi scoppiò una rivoluzione che, sulla scia di quella americana conclusasi pochi anni prima, finì per travolgere un mondo antico e valori ed assetti sociali sopravvissuti per troppo tempo al Medioevo.

La Marsigliese divenne definitivamente l’Inno francese nel 1946 con la proclamazione della Repubblica numerata come Quarta, e tale è rimasto fino ad oggi. E’ una musica patriottica francese, così come il quatorze juillet è una data del calendario francese. Eppure sono simboli che valgono per tutta la nostra civiltà occidentale, a ricordarci la fatica compiuta ed il sangue versato per arrivare fin qui. Si può litigare con i cugini francesi, e sicuramente – conoscendo noi e loro – lo faremo fino alla fine dei tempi. Senza di lei adesso saremmo meno che niente.

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Autore

Andrea

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