Il 4 agosto 1962 moriva Norma Jeane Baker, colei che il mondo intero avrebbe conosciuta con un altro nome, leggendario: Marylin Monroe. Sfuggendo a una vita che la voleva figlia di una madre mentalmente instabile, tra assistenti sociali, squallidi orfanotrofi, vittima di molestie sessuali, Norma Jeane visse al meglio che poteva il sogno americano.
La storia è quella che abbiamo sentito raccontare tante volte. Nel 1949 le foto nude sul calendario sexy finirono su Playboy, vennero dapprima censurate, ma le aprirono le porte di Hollywood. Nel 1953, con Niagara, diventò una star del cinema. Seguirono altri successi come Quando la moglie è in vacanza e Fermata d’Autobus, A qualcuno piace caldo, Gli spostati, suo ultimo film.
Dopo il fallimento di tre matrimoni, quando gli psicofarmaci erano diventati i suoi fedeli compagni, il destino le gettò tra le gambe l’ultimo ostacolo, insormontabile: i Kennedy. Prima John, poi il fratello Robert, ne fecero il gioiello più brillante della corona, o forse lo scalpo più prestigioso di una vita sessuale da rapaci.
Fu allora che Marylin si rese conto di non essere accettata come una donna intelligente e che gli uomini, quelli che avrebbero potuto consacrarla in quel mondo dorato a cui aveva sempre sognato di appartenere, in realtà non l’avrebbero mai presa in considerazione fuori dal letto.
La mattina del 5 agosto 1962 il suo psichiatra, chiamato alle tre di notte dalla sua governante, trovò Marylin morta nel suo letto, completamente nuda, come era sua solita abitudine dormire, e con il telefono in mano. L’autopsia avallò un referto in base al quale l’attrice era morta per overdose di barbiturici.
L’inchiesta della polizia, a detta di tutti, fu estremamente sciatta e frettolosa, e soprattutto evitò di approfondire la presenza confermata da testimoni di Robert Kennedy, fratello del presidente e Ministro della Giustizia in carica, a casa di Marylin poche ore prima della sua morte.
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