Diario

Spia, spione…

di Andrea

E’ sempre stata un’arte raffinata quella della spia. Si impara da piccoli, già a scuola i primi talenti si mettono in mostra. Da grandi, se si mantengono le promesse, si finisce per essere merce più pregiata dei calciatori o dei tennisti. Perché è grazie a spie e traditori idealisti o prezzolati che il mondo può condurre quella che già il maestro Sun Tzu a suo tempo aveva individuato come una componente essenziale dell’Arte della Guerra. Essenziale anche in tempo di pace, come ha insegnato Giulio Cesare: si vis pacem para bellum.

L’arte di smerciare segreti veri o falsi al nemico è sempre stata più importante perfino del numero e della potenza delle divisioni da schierare in battaglia, per dirla con Iosif Stalin, uno che se ne intendeva. Ed è sempre stata altrettanto affascinante, sia per chi la pratica che per chi vi assiste. Non a caso il termine più appropriato per definirla il grande gioco fu coniato ai primi dell’Ottocento da Arthur Conolly, un ufficiale inglese di stanza nell’Asia Centrale dove britannici e russi si fronteggiavano per il controllo delle vie commerciali verso Cina e India,

Autore

Andrea

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